Adorazione dei Magi del Botticelli

Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli (1475)

Museo Diocesano, Chiostri di Sant'Eustorgio, Milano

Fino al 2 febbraio 2025

 

Un incanto di colori, un perfetto equilibrio di linee e forme, il simbolo del Natale esaltato dalla composizione corale: così appare, fin dal primo sguardo, l’Adorazione dei Magi (1475), il capolavoro di Sandro Botticelli in prestito al Museo Diocesano di Milano dalla Galleria degli Uffizi di Firenze fino al 2 febbraio 2025.

Il sapiente allestimento ideato dal Museo conduce il visitatore attraverso un percorso suggestivo che attraverso le sale introduttive porta infine all’incontro con l’opera d’arte, collocata in uno spazio interamente dedicato, semibuio e silenzioso, in un’atmosfera intima e quasi sacra.

Il tema della natività viene raccontato da Botticelli con una ricchezza di dettagli che stimola l’osservazione e l’immaginazione. Al centro del quadro, in posizione sopraelevata si staglia la Madonna col bambino, vestita con una mantella celeste e un abito porpora, segni di purezza e amore divino, vegliata da Giuseppe in posizione di assorta concentrazione. Il bambino, lambito da scintille di luce divina che piovono dall’alto della capanna, riceve gli omaggi dei Magi (le tre età della vita, infanzia, maturità, vecchiaia), mentre un pavone, regale simbolo di resurrezione e rinascita, in posizione defilata sulla destra, vigila come anticipando eventi futuri. Sullo sfondo a sinistra le rovine di un edificio classico, in continuità con la capanna potrebbero alludere all’integrazione tra la filosofia classica, i cui ideali vennero recuperati dai circoli neoplatonici fiorentini, e il cristianesimo che occupa qui il posto di primo piano. Tutta la parte alta della composizione è contraddistinta da una quieta maestosità.

La parte bassa del quadro raffigura, invece, la dimensione mondana dell’evento con una parata di personaggi, vestiti alla foggia rinascimentale, che rendono omaggio al bambino. Nelle figure dei Magi sono rappresentati con ogni probabilità Cosimo de Medici, l’uomo con la veste blu notte ricamata d’oro, che tocca i piedi del bambino, simbolo dell’umanità di Gesù e, dietro di lui, i suoi due figli, Piero e Giovanni. Sulla destra l’uomo con la veste nera e rossa sarebbe Lorenzo de Medici; l’uomo coi capelli bianchi, vestito d’azzurro sarebbe il committente dell’opera Gaspare da Lama; in primo piano con la mantella arancione e lo sguardo rivolto allo spettatore troviamo un autoritratto di Botticelli. Sulla sinistra, invece, il soggetto che abbraccia il cavaliere è il pittore coevo Agnolo Poliziano e di fianco a lui, intento a indicare il gruppo sacro, l’umanista Pico della Mirandola e altri dignitari che osservano la scena. Degno di nota è il cavallo, al quale Botticelli ha conferito uno sguardo quasi umano, velato da una sottile malinconia.

Guardando l’opera d’arte si ha la sensazione che i personaggi siano assorti in una specie di meditazione e che il tempo si sia fermato nell’eterno presente di quel momento. Nella Firenze del Rinascimento, la dottrina di Marsilio Ficino, che vedeva nella contemplazione della bellezza un tentativo di elevarsi verso Dio, sembra trovare in quest’opera del Botticelli una sua compiuta realizzazione pittorica. I convenuti, riuniti a formare la base di una immaginaria piramide compositiva, esprimono, con varie pose e atteggiamenti, l’aspirazione dell’uomo all’elevazione spirituale attraverso la partecipazione al Natale.

Lo spettatore, trascinato sulla scena grazie alla straordinaria resa cromatica, vividezza e armonia dell’immagine, diviene a sua volta emozionato partecipante del mistero della nascita e meravigliato testimone di quell’epoca di profondo rinnovamento culturale che fu il Rinascimento.
 

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